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A Vag61: graffiti, una commedia in bianco e nero

“Zone per dipingere? Come mettere gli indiani nelle riserve” [foto+audio+speciale Zic]

Immagini e audio della giornata a Vag61. Dall'incontro con Cuoghi-Corsello: "Ora vogliono creare delle zone dove si può dipingere. Non c'è niente di più sbagliato, è come mettere gli indiani nelle riserve. Il writing è sfida". Scarica il pdf dello speciale di Zic che di Giunta in Giunta ripercorre le offensive contro i writers a Bologna. Il Comune, infatti, ha dato il via al tanto sbandierato piano anti-graffiti. Ovvero oltre 200.000 euro spesi, in tempo di crisi, per cancellare un po’ di colore dai muri e allo stesso tempo svelare un fiume di contraddizioni e debolezze. Un tema che fa da biglietto da visita della nuova amministrazione e su cui vale la pena soffermarsi.
24 ottobre 2009

Immagini e audio della giornata a Vag61. Dall'incontro con Cuoghi-Corsello: "Ora vogliono creare delle zone dove si può dipingere. Non c'è niente di più sbagliato, è come mettere gli indiani nelle riserve. Il writing è sfida". Scarica il pdf dello speciale di Zic che di Giunta in Giunta ripercorre le offensive contro i writers a Bologna. Il Comune, infatti, ha dato il via al tanto sbandierato piano anti-graffiti. Ovvero oltre 200.000 euro spesi, in tempo di crisi, per cancellare un po’ di colore dai muri e allo stesso tempo svelare un fiume di contraddizioni e debolezze. Un tema che fa da biglietto da visita della nuova amministrazione e su cui vale la pena soffermarsi.

> Ascolta gli audio dell'incontro

> Scarica il pdf dello speciale Zic

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CORSI E RICORSI STORICI

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1970, esce “Indagine al di sopra di un cittadino al di sopra di ogni sospetto”

Repressione è civiltà.. Questura di Roma, il neo nominato capo
dell’Ufficio politico si fa aggiornare dai suoi uomini….

> Guarda il video da Zic.it

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> Comunicato:

graffiti

"Poi coi secchi di vernice coloriamo tutti i muri, case, vicoli e palazzi...". Stia tranquillo il signor questore. E stia tranquillo anche il signor sindaco. Non è un proclama eversivo, sono solo i versi di una canzone. L'ha scritta tale Cocciante Riccardo, che avrà pure i capelli un po' lunghi ma dicono sia uno tranquillo. E però, se venisse a Bologna, qualche problema lo incontrerebbe. "Cocciante Riccardo lei a Bologna non può entrare, e se entra non può cantare, e se canta non può fare quella che incita a sporcare i muri". Se per uno studente sorpreso a fare una scritta scatta il foglio di via per tre anni, si può immaginare che la pena per chi invoca muri colorati sia esemplare.

Bologna, elezioni, ballottaggio, l'ex margheritino Flavio Delbono è il nuovo sindaco. La stampa riporta immediatamente che Romano Prodi gli ha telefonato per raccomandarsi che il primo atto di Palazzo D'Accursio dovrà essere quello di eliminare i graffiti dai muri della città. Il "grande tema", quello che in campagna elettorale aveva accomunato i principali candidati, da Delbono a Guazzaloca a Cazzola. Quello che qualche anno prima aveva puntellato la campagna securitaria di Sergio Cofferati e del nascente Pd, tra uno sgombero sul Lungoreno e una caccia ai lavavetri.

Bologna viene da cinque anni di difficoltà palesi, neanche lo stesso Pd può nascondere che il Cinese col paracadute ha lasciato solo macerie e tensioni sociali. C'è la crisi economica più grave dal '29, o peggio anche di quella, e forse per la prima volta Bologna si trova a fare i conti sul serio con i suoi effetti. Le fabbriche chiudono di giorno in giorno, il livello di precarietà lavorativa ed esistenziale cresce a dismisura. E stavolta "il tessuto bolognese" non basta a reggere il colpo. Il crollo dell'export affonda quel settore manufatturiero e specializzato che in altre occasioni aveva tenuto a galla il resto. E non c'è più uno stato nè un tessuto sociale in grado di attutire la fine improvvisa del reddito per migliaia di famiglie. I sindacati sono nervosi perchè non sanno, letteralmente, cosa fare. A breve gli ammortizzatori sociali si esauriranno e l'esasperazione di famiglie e lavoratori cresce. Eppure, il problema di Bologna sono i graffiti. Significativamente nella prima riunione della nuova Giunta si rinvia alla seduta successiva la discussione sulle misure anti-crisi, e si parla di graffiti. Per settimane in città si parla solo di questo, scatta la gara assurda di istituzioni e imprese che da un lato licenziano e dall'altro fanno pubblica offerta di contributi economici per finanziare la campagna contro i writers del Comune. Centinaia di migliaia di euro spesi come se non si sapesse che un muro ripulito resterà tale per poco... A meno che, è chiaro, non si realizzi il sogno espresso da Delbono: chi scrive sui muri dovrà sentirsi talmente "in colpa" da non rifarlo. Una bella gogna sul Crescentone e il problema è risolto.
Il gioco è talmente vorticoso che il vicesindaco Claudio Merighi (che da ex vigile da anni ha un solo cruccio: dare i manganelli alla Municipale) non vuole sentirsi da meno e si butta nella mischia con una proposta di quelle che lasciano il segno. Suggerisce di assegnare crediti formativi agli studenti che ridipingono i muri. Qualche volpe del Pdl gli fa notare che si rischierebbe di incentivare i ragazzi a scrivere sui muri di notte per poi ripulirli la mattina e incassare crediti... Merighi evidentemente capisce di essersi spinto fuori dalle proprie competenze, e torna ad occuparsi di manganelli.

Intanto la Questura capisce il messaggio e comincia a dare il suo contributo alla battaglia: inseguimenti notturni e denunce su denunce per mostrare che la Polizia la sua parte la fa. Ma non basta, ad esempio per la Lega, che propone di costringere chi colora i muri a ripulirli. Il sempre geniale Libero Mancuso, ex magistrato ed ex assessore alla Sicurezza di Cofferati, ripescato in extremis per una poltrona in consiglio, sbatte i piedi e frigna: "Non vale, l'avevamo letto prima noi". Gareggiare con i leghisti sul terreno della sicurezza è uno sport estremo a cui il centrosinistra ha affidato tutto, e la gara è tale anche tra alleati: Mancuso non è neanche targato Pd ma Sinistra Democratica. Di sinistra e democratici quanto la Lega, appunto.

Però... però siamo a Bologna. La creativa, l'innovativa, l'aperta. Non si possono cancellare tutti i disegni così, tout court. Le opere d'arte verranno salvate, annuncia il sindaco. A decidere cos'è un'opera d'arte oppure no sarà il direttore del museo d'arte moderna di Bologna, Gianfranco Maraniello. Che spiega: "Occorre saper distinguere la degenerazione del fenomeno dagli aspetti interessanti". Interessanti per Maraniello, s'intende. Partecipano anche i giornali, ognuno con la sua bella inchiesta fotografica: questo sì, questo no... Tutti giudici, dall'alto, di un fenomeno che per definizione nasce in basso e (rare eccezioni a parte) lì resta e vuole restare, altrimenti si esaurisce.

Ciò che davvero dà il senso della vicenda, però, è la minaccia di foglio di via ad uno studente sorpreso a tracciare scritte di solidarietà per quattro ragazzi come lui arrestati nell'ambito dell'offensiva contro l'Onda. Quel foglio di via ha il merito di spazzar via le chiacchiere e mettere a nudo il messaggio. Il non residente, il giovane, lo studente va materialmente allontanato perchè si è macchiato della colpa più grave che a Bologna si possa commettere di questi tempi, scrivere su un muro. Per i giornali è "il writer", non uno studente incazzato perchè quattro dei suoi amici sono in carcere. "Il writer" va cacciato, espulso, rimosso. "Il writer" va rimosso perchè, sui muri, lascia traccia di qualcosa che non va. Dal giorno successivo alle elezioni, infatti, sui quotidiani si sta consumando un dibattito stucchevole su "Bologna e il suo ruolo", "il laboratorio Bologna", "Bologna com'era e come sarà", "Bologna capitale", "Bologna dell'accoglienza", Bologna che ne sa sempre più di tutti. Con una rimozione collettiva della sciagura Cofferati e due occhi ben chiusi sulla crisi della sinistra anche a "Bologna la rossa". Un profluvio di illustri dichiarazioni e commenti su come ritrovare quella Bologna di un tempo, grassa, ricca, colta. E soprattutto senza contraddizioni. Come se fosse mai esistita. Come se potessero esistere "le osterie di una volta" senza gli avventori rumorosi di oggi. Come se si potesse essere "di sinistra", perchè sì, ma promuovendo politiche di destra. Come se si potessero sfruttare economicamente e mediaticamente i segni lasciati da writers ormai famosi, senza che prima centinaia di bombolette siano state consumate lungo i muri della città per narrare un proprio mondo, che non è lo stesso di Maraniello...

Il punto è questo. Amministratori ed esimi editorialisti invocano una Bologna europea, capace di innovare, garantire, sperimentare, crescere, stare al passo coi tempi o magari un po' più in là. Ma senza le contraddizioni portate dai non residenti, i residenti ma stranieri e migranti, i centri sociali, le osterie, gli studenti, i disegni sui muri. Ma può davvero esistere una città che innova e si rinnova senza passare da tali contraddizioni? E' questa tensione collettiva che produce arte, crescita, cultura, nuovo, diverso, accogliente. Sognare "quella Bologna" e allo stesso tempo rimuovere gli attrezzi dall'officina, chiudendo la città in se stessa, è un progetto fallito in partenza.

Vag61

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> Il programma del 24

- dalle 11 pareti a disposizione di chi vorrà replicare coi colori al
giro di vite del Comune

- dalle 15 digestivo popolare, ping pong e biliardino, musica e alla
sera grigliata

- per la prima volta in mostra le fotografie di Maurizio Pizzirani,
che da quasi dieci anni dedica la sua passione ad immortalare (in
migliaia di scatti) i graffiti, i murales e i tanti segni dell’arte di
strada che appaiono e scompaiono nel territorio bolognese

- speciale cartaceo di Zic – Zeroincondotta, che di Giunta in Giunta
ripercorre le offensive anti-graffiti a Bologna

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