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VAG venerdì 9 giugno ore 21

Libera informazione, disobbedienza civile, partecipazione - dalla Sicilia degli anni ’50 ad oggi

danilo dolci Proiezione del documentario “DANILO DOLCI, MEMORIA E UTOPIA”
di Alberto Castiglione (60’, 2004)

Con la partecipazione di:

  • Alberto Castiglione, regista
  • Amico Dolci, figlio di Danilo, direttore del Centro per lo Sviluppo Creativo (Partinico)
  • Giuseppe Barone, scrittore e biografo di Danilo Dolci

"Non mi sorprenderei
quando i poveri cristi si decidono
a montare una radio per sentirsi
e per farsi sentire - una radio
anche piccola
come in montagna per la resistenza
oppure a Praga -,
non mi sorprenderei se corazzate,
elicotteri vispi si lanciassero
cercando di afferrarla e denunciarla
'per avere tentato di turbare
l'ordine pubblico'".
(Danilo Dolci, da Il Limone lunare. Poema per la radio dei poveri cristi)

danilo dolci “DANILO DOLCI, MEMORIA E UTOPIA”
Il documentario ripercorre, attraverso interviste e materiali di repertorio, l’esperienza dei primi vent’anni di Danilo Dolci in Sicilia, dal 1952 al 1972. Convinto assertore della pace, profeta della non violenza in una terra devastata dalla mafia e dalla miseria, Dolci fu per ben tre volte candidato al Premio Nobel per la Pace. Assieme al perugino Aldo Capitini fu tra i primi a sperimentare in Italia le tecniche della nonviolenza in modo organico e sistematico, affrontando nodi concreti di conflitto del territorio in cui viveva, coinvolgendo la popolazione locale, aprendo percorsi di coscientizzazione, di ricerca storica e sociale, di autoanalisi popolare. Nel suo percorso di poeta, saggista, uomo di cultura e cittadino impegnato nel proprio territorio, Danilo Dolci ha costantemente invocato il "potere maieutico" della parola come strumento nonviolento di cambiamento. Radio Libera Partinico, fondata da Dolci nel 1970, segnò la prima volta in cui un segnale radiofonico rompeva il monopolio di stato sulle trasmissioni via etere con un forte messaggio di denuncia del potere mafioso e clientelare. "SOS – SOS. Qui parlano i poveri cristi della Sicilia occidentale, attraverso la radio della nuova resistenza. Siciliani, italiani, uomini di tutto il mondo, ascoltate: si sta compiendo un delitto di enorme gravita', assurdo. Si lascia spegnere una intera popolazione. La popolazione delle valli del Belice, dello Jato e del Carboi, la popolazione della Sicilia occidentale non vuole morire". Questa coraggiosa esperienza aprì le porte ad una nuova stagione dei media, fiorita negli anni seguenti con decine di radio e televisioni "libere". La vita di questa emittente è breve ma intensa: a 27 ore dall'inizio delle trasmissioni, le forze dell'ordine fecero irruzione nei locali che ospitavano la radio, sequestrando le apparecchiature e avviando un'azione penale a carico dei promotori dell'iniziativa. Ma il segnale lanciato da Dolci era già in viaggio nell’etere.

"Se la maggioranza degli individui nel mondo occidentale non fosse cosi cieca davanti alla vera grandezza, Dolci sarebbe ancora piu' noto di quello che e'".
(Erich Fromm)

IL REGISTA
Alberto Castiglione (Palermo, 1977). Inizia giovanissimo ad occuparsi di regia teatrale, in seguito passa alla regia video, con particolare interesse per il genere documentaristico. La sua attività produttiva si è sempre rivolta ad argomenti di carattere sociale come la condizione giovanile nelle città del meridione d’Italia. Nel 2001 ha girato in Argentina La Memoria y la Historia (30’), documentario sulla crisi economica in relazione agli anni della dittatura. E’ l’ideatore di “Zikr”, progetto Cinematografico di Legalità e Memoria nei Paesi del Mediterraneo. Nel 2003 gli è stata assegnata una Menzione Speciale al Premio Internazionale “Rocco Chinnici” come artista impegnato sul fronte della lotta alla mafia. Vincitore nello stesso anno del Premio della Critica Cinematografica e Televisiva. In questi anni non ha mai mancato di dare il suo contributo a manifestazioni nazionali sul tema della legalità come la “Carovana antimafia” e “Legami di Memoria”. Il suo ultimo lavoro è un documentario-inchiesta sul giornalista, ex leader di Lotta Continua, Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia nel 1988.

NOTA BIOGRAFICA SU DANILO DOLCI

"Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a metà strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre più povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno dà inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorità si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza “Banditi a Partinico”, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attività di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella. Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarietà, in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci è solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che è davvero rivoluzionario è il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a “guru”, non propina verità preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, però, la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrerà ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima è ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualità dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialità. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre più intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre società connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessità" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che è in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo". Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita".

Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004

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