Un'altra tragedia nel mar Mediterraneo. Di nuovo l'opinione pubblica è presa in mezzo fra chi specula anche con i morti per guadagnare qualche voto e le lacrime di coccodrillo di chi non propone però nessuna soluzione valida. Una tragedia di dimensioni immani che però non sorprende.
“Chi è responsabile di quello che è successo? Sono i trafficanti di disperati. Sono le guerre. Sono i gruppi armati che seminano terrore. Sono i dittatori che affamano e opprimono. Sono le multinazionali che impoveriscono i territori. Sì. Ma sono anche gli Stati democratici che rimangono a guardare senza fare nulla: quando non vendono armi per intensificare i conflitti o quando semplicemente non intervengono direttamente per proteggere gli interessi delle proprie multinazionali, che troppo spesso coincidono con quelli dei dittatori, delle mafie, dei signori della guerra. È tutto questo che porta la gente alla disperata ricerca di una sponda sicura... anche al costo della propria vita”.
Questi morti non consentono più rinvii, basta con le parole che non si traducono in azioni concrete e immediate.
Ci vediamo oggi, mercoledì 22 aprile alle 17,30 sotto l'orologio, in piazza Caduti per la Libertà.
“Serve con urgenza una maggiore attenzione alle esigenze specifiche di donne e bambine sopravvissute al conflitto con ISIS. Tutti i campi dovrebbero ricevere dei fondi per garantire assistenza primaria a donne e bambini, non solo quelli dove ci sono presidi internazionali.”.
Questa la priorità identificata dalla delegazione internazionale di donne giuriste, accompagnate da una psichiatra, una video-maker, una giornalista grafica ed una farmacista, che ha visitato per una settimana i centri che accolgono le popolazioni sfuggite all’ISIS in Turchia, Kurdistan iracheno e Rojava.
La delegazione è stata organizzata da IADL (Associazione Internazionale avvocati democratici), in collaborazione con AED-EDL (European Democratic Lawyers) e ELDH (European Association of Lawyers for Democracy and World Human Rights) al fine di verificare e documentare le violazioni dei diritti umani delle donne nel contesto del conflitto con Isis.
Hanno preso parte alla delegazione attiviste ed esperte in diritti umani che fanno parte di diverse organizzazioni, tra cui anche Trama di Terre.
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Cara Monica, cara Laura, cara MAREA
sicuramente non ci conoscete tutte: siamo un gruppo di giovani donne native e migranti.
Abbiamo dai 17 ai 27 anni, molte di noi si sono avvicinate al femminismo solo da pochi mesi, altre da anni.
Altre ancora si sono avvicinate anche grazie a voi, a quello che scrivete e a quello che ci avete trasmesso venendo nelle scuole di Imola.
Viviamo in una città (o forse in un Paese) dove è raro trovare posti in cui incontrarci liberamente, discutere, ascoltarci a vicenda, raccontare i nostri problemi e le nostre paure di giovani donne del ventunesimo secolo.
Ne abbiamo trovato uno che voi negli anni avete imparato a conoscere bene e a raccontare nella vostra rivista femminista: il Centro Interculturale delle donne di Trama di Terre.
E' in questo posto, dove la teoria viene trasformata in pratica e dove veniamo colpite quotidianamente dall'esempio di decine di donne, che ogni settimana ci incontriamo e che facciamo la cosa più preziosa che voi femministe adulte ci avete trasmesso, lasciato in eredità: la condivisione con altre donne delle nostre emozioni, esperienze e sensazioni, al fine di cambiare una società nella quale troviamo sempre meno spazio per noi.
E' con questo spirito che il 14 febbraio abbiamo deciso di metterci in gioco e di organizzare ad Imola la manifestazione internazionale One Billion Rising.
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Per capire la gravità di quel che è successo l'8 marzo a Imola occorre fare un passo indietro.
Il 14 febbraio scorso, in occasione di “One Billion Rising” (flash mob internazionale contro la violenza maschile sulle donne), è stato letto un comunicato. A leggerlo, un gruppo di ragazze che hanno espresso in maniera densa e articolata la loro volontà di crescere in un mondo che garantisca piena libertà e diritti di autodeterminazione a tutte le donne.
Le loro parole hanno suscitato le ire di Lega Nord, Pdl e altre liste civiche del territorio imolese.
Ire che hanno condotto all’organizzazione di una manifestazione per la liberazione dei Marò detenuti in India, proprio in occasione dell'8 marzo.
In piazza, con questi uomini, c'era anche la presidente del Consiglio comunale, Paola Lanzon: presenza per noi inaccettabile, come le parole che ha usato per “mettere fine alle polemiche”: «…è giusto, giustissimo, doveroso e inderogabile portare a casa anche i Marò. Tutto il resto sono grandi sciocchezze che non aiutano la nostra Nazione a farsi unita, forte…».
A questa pagina potete leggere il comunicato di risposta di Trama di Terre e UDI Imola.
Un braccialetto realizzato dalle donne Made in carcere per offrire una concreta opportunità di sostegno ad altre donne che vogliono lasciarsi alle spalle un passato difficile. E’ quello prodotto dalle detenute impiegate nei laboratori sartoriali presenti negli istituti di Milano, Lecce, Trani, Vigevano, Santa Maria Capua Vetere, Genova e Torino. Un braccialetto non solo da indossare, ma che diventa uno strumento per contribuire anche alla lotta contro la violenza maschile sulle donne.
I punti Conad di tutta Italia, tra cui anche quelli imolesi, celebreranno in modo diverso dal solito la ricorrenza della Festa della donna. A partire dal 2 marzo, infatti, promuovono la vendita di 380 mila braccialetti sartoriali realizzati in materiale lycra riciclata e confezionati nelle carceri femminili.
Una quota del ricavato sarà devoluto all’associazione DiRe - Donne in rete contro la violenza, a cui aderiscono 70 centri antiviolenza presenti in tutta Italia.
Della Rete DiRe fa parte, a Imola, il Centro Antiviolenza di Trama di Terre. Per questo le operatrici e le donne dell'associazione saranno presenti con dei banchetti informativi presso i quattro punti vendita Conad imolesi, nei giorni di sabato 7 e domenica 8 marzo. Per informare le donne delle possibilità che il Centro offre a chi vuole intraprendere un percorso di uscita dalla violenza, ma anche per invogliare tutte le persone a sostenere questa iniziativa.