I consiglieri scoprono Trama

In molti non avevano mai messo piede all’associazione di donne
Richiesta di contributi: per ora nessuna risposta concreta

di Laura Giorgi
dal Corriere Romagna

Imola. Sul portone dell’associazione Trama di terre si sono incrociati ieri mattina due mondi. Mentre ne uscivano 18 delegati svedesi inviati dalla Regione a studiare come funziona un centro interculturale, entravano altrettanti consiglieri comunali di Imola che, pur avendo quel centro a cento metri dal municipio, da dieci anni, hanno dimostrato di saperne poco o niente.
Le commissioni consiliari sanità e politiche sociali, e quella istruzione e cultura, si erano infatti date appuntamento al centro interculturale di via Aldrovandi dopo l’appello lanciato dalla stessa associazione nei giorni scorsi. Il grido di allarme era chiaro: mancano 30mila euro per saldare i debiti delle spese di mantenimento del centro interculturale. Dal 2004 non si vede un contributo pubblico per le attività rivolte alle donne migranti, ovvero ascolto e accompagnamento ai servizi orientamento al lavoro, consulenza legale, corsi di lingua italiana, centro di documentazione interculturale. La presidente Tiziana Dal Pra lo ha ribadito: “Non sono a rischio le attività per le quali percepiamo circa 86mila euro dal Consorzio servizi sociali, come da bando di gara d’appalto vinto dalla nostra associazione – ha spiegato Tiziana Dal Pra -. Ma il resto del lavoro, quello culturale, che negli anni ha fatto di questo centro un vero e proprio ammortizzatore sociale per la città, e che ci siamo sempre sobbarcate interamente”.
Uno dei pochissimi consiglieri che conosceva già direttamente il centro è Giuseppe Palazzolo di Per Imola: “Credo che un bonus annuale sia riduttivo, serve un intervento più strutturale, magari che coinvolga anche le aziende imolesi. L’ideale sarebbe una rete pubblico-privata per gestire l’immobile e le sue spese vive, ferma restando l’autonomia dell’attività dell’associazione”.
Tre consiglieri Ds su quattro presenti, Luigi Lanza, Carla Govoni, Elena Costa (presente anche Valentina Laffi) hanno ammesso di essere lì per “conoscere il centro” e hanno avanzato una domanda identica: “Sapere come è organizzata l’associazione, ovvero quante persone vi lavorano, con che ruoli e carichi di lavoro?”. Carla Govoni ha aggiunto: “Il centro è arrivato al punto che deve crescere, avete pensato di unirvi ad altri enti o associazioni che come voi operano nello steso settore?”
Nell’ambito della maggioranza chi si è speso apertamente è stata dunque solo Patrizia Cantoni di Rifondazione Comunista: “Sia chiaro che il gruppo che rappresento non starà a guardare inerte l’ipotetica chiusura di un posto come questo”.
Apprezzamento, seguito dallo stupore, anche dal centrodestra, Guido Boschi di Alleanza nazionale ha colto l’umore delle donne presenti dell’associazione e buttato un sasso nello stagno: “Non credo che l’istituzionalizzazione di Trama di terre sia una via percorribile e condivisa nemmeno da chi è dell’associazione. D’altro canto mi sembra di capire che il Comune a cui l’associazione si è rivolta non abbia più competenze sociali ma abbia delegato tutto al Consorzio”.
Antonio Pezzi dell’Unione di centrodestra rincara la dose: “Mi stupisce che la maggioranza voti in consiglio comunale un ordine del giorno sulla violenza alle donne e poi non si spenda per un luogo dove la lotta alla violenza alle donne si fa. Mi sorge un sospetto: è possibile che si stia lavorando perché un’altra istituzione, più legata alla politica imolese, inglobi l’esperienza maturata da questo centro in tanti anni?”.
Insomma, dopo due ore e mezzo di confronto e nessuna parola conclusiva sulla questione. L’assessore alla qualità sociale della Margherita Roberto Visani ha preso tempo, o forse ha già calato il due di picche, non è stato chiaro:”Lo strumento di programmazione per le attività relative all’immigrazione è il tavolo tematico del Piano di zona del Consorzio servizi sociali, lì si deve discutere. Comunque Trama di terre è stata designata dalla Regione come capofila dei centri interculturali per una serie di progetti per cui riceverà 25mila euro”. Il chiarimento su quest’ultima affermazione arriva subito dall’associazione stessa: 25mila euro non andranno in cassa all’associazione, li amministrerà in quanto capofila dei centri di tutta la regione per attività che riguardano tutta la regione, con il vincolo di rendicontare 35mila eruro di spese per queste attività. Insomma, non andranno in conto per pagare l’affitto di via Aldrovandi 31.