Le donne migranti cittadine di serie A.
Noi, associazioni e singole che lavorano sul tema dell'interculturalità, donne e uomini, migranti e native, riunite in assemblea in occasione del convegno "Il multiculturalismo fa male alle donne?" che Trama di Terre ha organizzato a Imola per festeggiare i dieci anni di attività con e per le donne migranti, ci rivolgiamo con fermezza e speranza al mondo politico italiano e a chi decideremo ci rappresenterà.
I lavori del convegno hanno mostrato le molte difficoltà della vita quotidiana delle donne che vengono a vivere e lavorare in Italia, attraverso la concreta esperienza raccontata da migranti, mediatrici culturali, esponenti di associazioni che lottano per migliorare la condizione delle donne in Italia.
Troppo spesso le donne migranti vengono trattate come se fossero minorenni, come una mera appendice dei loro mariti. Sono, ad esempio, obbligate a rimpatriare in caso di divorzio e alcuni consolati le costringono a richiedere un'autorizzazione se vogliono sposare un italiano, e richiedono l'autorizzazione del marito per rilasciare loro un passaporto. Se vittime di violenza da parte di un familiare non sempre riescono ad accedere alle misure di protezione sociale, come l'articolo 18 che dovrebbe proteggere tutte le vittime di violenza, uomini o donne, vittime di tratta o di maltrattamenti in famiglia. Spesso invece, anche nelle stesse istituzioni, sorgono dei mediatori improvvisati che, nel difficile momento delle decisione di una donna di sporgere denuncia, agiscono per persuaderla a non "dividere una famiglia" e continuare cosi a sopportare intollerabili violenze, maltrattamenti, disprezzo, offese alla propria dignità. Le giovani sono spesso a rischio di rimpatri forzati o addirittura di essere costrette a sposarsi contro la propria volontà.
Troppo spesso l'incontro delle donne straniere in difficoltà con le istituzioni - i servizi sociali, le forze dell'ordine, la magistratura - non si traduce in un aiuto concreto e rispettoso ma molte volte in un aggravio dei problemi presentati.
Vengono trattate come cittadine di seconda classe, senza riuscire a godere nemmeno dei diritti loro riconosciuti dalla legge italiana. Vengono minacciate di portar via loro i bambini. Non vengono registrate le loro denunce per minacce e per il sequestro di documenti - che, per le nostre leggi, rimangono reati anche se commessi ai danni di donne straniere. Vengono "restituite alla famiglia".
Tutti questi problemi sono stati espressi e dibattuti nelle tre giornate del convegno di Trama di Terre.
Ora chiediamo delle soluzioni.
Vogliamo:
- La revisione di quegli accordi bilaterali sul diritto privato internazionale in cui il diritto italiano, che considera la donna pari all'uomo, non viene applicato e cede il passo ad ordinamenti stranieri che privilegiano i mariti. Riconoscere il diritto per tutte allo jus soli, senza che siano sottoposte ad autorizzazione di padri o mariti.
- L'esplicita estensione della protezione sociale dell'art. 18 ai casi di minacce e violenza nell'ambito famigliare: alle figlie la cui integrità fisica è minacciata o che rischiano di essere costrette a sposare uomini loro sgraditi, e alle mogli il cui permesso di soggiorno in questo modo non è più legato alla sottomissione a un marito violento.
- Che nell'ambito del prossimo Piano di azione contro la violenza alle donne, oltre ai finanziamenti alle case per le donne maltrattate, si valorizzi anche il lavoro operato dai centri interculturali che si rivolgono alle donne, e i loro progetti antiviolenza che sono rivolti alle donne migranti, la cui situazione è di particolare fragilità.
- Che si destinino fondi nazionali e locali alla formazione dei rappresentanti delle istituzioni che vengono a contatto con le gravi situazioni patite da molte donne immigrate, perché conoscano i diritti di cui esse devono poter godere, senza subordinarli a quella entità mitizzata che chiamiamo famiglia.
- Che nei bandi di finanziamento che mirano ad accrescere le capacità delle migranti, come le scuole di lingua italiana, siano semplificate le procedure di domanda, che sono oggi così complicate da escludere esperienze meritevoli di sostegno meramente a causa del labirinto procedurale della compilazione della domanda e dei requisiti sproporzionati richiesti alle associazioni.
- Richiediamo un impegno della politica per una forte e approfondita riflessione culturale, prima necessità per superare gli stereotipi e i relativismi culturali, di ripensare alle logiche di inclusione/integrazione, valorizzando il protagonismo e la soggettività delle donne migranti, per una reale innovazione delle pratiche e delle interpretazioni.
L'appello è promosso da:
Associazione Centro Interculturale delle Donne Trama di terre - Imola
CISDA - Coordinamento sostegno alle donne afghane
DARI - Associazione donne arabe d'Italia
Assoc. Dimensioni Diverse - Milano
Seconde Generazioni Imola
AFFI - Casa internazionale delle Donne - Roma
Candelaria - Roma
AWMR - Assoc. Donne della Regione Mediterraneo - Bologna
Rivista Marea
Daniela Danna
Tiziana Dal Prà
Erika Bernacchi
Barbara Romagnoli
Monica Lanfranco
Dounia Ettaib
Gabriella Gagliardo
Cinzia Tosi
Anna Draghetti
Susanna Camusso
Adriana Nannicini
Francesca Koch
Alessandra Durante
Rosalia Amato
Per aderire all'appello, compilare e spedire il modulo