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12 dicembre 2013
con breve presentazione del Prof. Leonardo Goni
Nel 1513, tra luglio e dicembre, il fiorentino Niccolò Machiavelli compose di getto un lavoro nel quale si ragionava, secondo le sue regole, “che cosa è principato, di quale spezie sono, come è si acquistano, è si mantengono e perché è si perdono”: si tratta della sua opera più nota, destinata a diventare, sin dal titolo, un classico imprescindibile del pensiero politico mondiale: Il Principe.
Opera che è stata oggetto di interpretazioni le più discordanti, di censure e plagi, di elogi e contestazioni, di critiche e commenti d’ogni natura, di una quantità di edizioni, riproduzioni, stampe, versioni apocrife, rifacimenti anonimi e traduzioni in tutte le lingue, che hanno finito per produrre una bibliografia sterminata e per rendere il nome dell’autore e del suo opuscolo internazionalmente noti.
Un’influenza ininterrotta e che ancora oggi perdura ogniqualvolta si affronti il discorso politico, sia quando quest’opera è stata letta come un testo immorale e pericoloso ad uso di tiranni o, come accade ai nostri giorni, quando viene utilizzata, più innocuamente”, come prontuario per manager e dirigenti d’azienda.